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Sebbene l’osservazione dei visitatori all’interno degli spazi museali, come metodologia di ricerca, appaia piuttosto sperimentale e innovativa per il contesto italiano, si tratta in realtà di uno degli approcci allo studio del comportamento del visitatore più antichi e consolidati. L’articolo traccia uno spaccato dell’evoluzione e delle tecniche utilizzate per l’osservazione nei musei come tecnica di ricerca. In particolare si fa riferimento all’esperienza del “Progetto Miranda”, un percorso di ricerca e formazione durato tre anni e intrapreso dalla Fondazione Fitzcarraldo che ha sperimentato un software di analisi e rappresentazione grafica dei percorsi museali applicati in realtà museali molto differenti per tipologia e collezioni (musei storici, scientifici, artistici e archeologici).
Esistono dei luoghi dove professionisti di vari ambiti si incontrano e incrociano le loro idee, dando vita a progetti innovativi con l’ambizione di cambiare (in meglio) il mondo: sono gli Hub e stanno nascendo in vari Paesi. Uno sta a Milano e i loro fondatori si raccontano in un’intervista a Fizz.
Quando si parla di "mobilità" nel settore culturale, ci si riferisce solitamente ad artisti ed opere; nell'"età dell'accesso" risulta però altrettanto interessante analizzare la mobilità del pubblico, cercando di capire quali sono le strade già battute e le frontiere per il futuro. Le soluzioni per la mobilità del pubblico, in particolare per lo spettacolo dal vivo, costituiscono infatti un tema ancora da approfondire.
"Il secolo del disco è finito", recita il sottotitolo, anticipando l'argomento dei primi capitoli. Dopo una breve introduzione, l'autore ripercorre infatti l'evoluzione degli strumenti per la registrazione e il riascolto della musica, dai primi fonografi all'iPod, evidenziando la perdita di valore e di sacralità dei supporti, il passaggio del dominio della copia nelle mani dell'utente e le profonde modifiche avvenute nei comportamenti di fruizione.
La caccia alle classifiche dei prodotti più venduti, i cosiddetti top-seller, è un'ossessione nazionale. La nostra cultura è un'imponente gara di popolarità. Siamo consumati dai successi: crearli, sceglierli, parlarne e seguirne ascesa e caduta. Ogni week-end è una competizione al box office, e ogni giovedì sera è una lotta darwiniana per scovare il programma televisivo più riuscito e per farlo sopravvivere fino alla settimana successiva.
Il bel libro di Antinucci, in poco più di 120 pagine, racconta con lucida disillusione una storia di incontri mancati, di strade che non trovano intersezioni, come gli annodamenti autostradali metropolitani che danno luogo a figure lobate, a quadrifogli, ad incroci in cui ciascuna fascio di corsie corre su di un proprio livello, senza intersezioni a raso con il resto della "matassa" autostradale.
Questo articolo fa parte del libro "Il Territorio soggetto culturale. La provincia di Roma disegna il suo distretto. Tracce, suggestioni, forme e contenuti", Franco Angeli, 2006.
Si ringrazia l'editore per l'autorizzazione concessa alla pubblicazione dell'articolo.
Dal punto di vista teorico l'osservazione dei comportamenti di fruizione all'interno di uno spazio museale consente di affrontare alcuni temi e fenomeni particolarmente rilevanti nella realizzazione dell'esperienza museale: il tempo, la selezione dello spazio di visita, l'attenzione e la capacità di trattenimento delle informazioni da intendersi come "risorse scarse" a disposizione del fruitore, le modalità di visita profondamente influenzate dall’articolazione dello spazio.
Se riguardiamo al periodo tra il 1995 e il 2000 - quando l'interesse dell'industria dei media per Internet era al suo apice e la rete si stava rapidamente diffondendo – possiamo riconoscere due idee in conflitto tra loro sulla relazione tra media e Internet.